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Crisi climatica e Psicologia

earth desert dry hot

#LILIPSY by Fabrizio Di Girolamo

Crisi climatica e Psicologia

I motivi che spingono le persone a rifiutare l'esistenza del surriscaldamento climatico

In occasione delle manifestazioni mondiali per il clima, tornano prepotenti le teorie psicologiche che spiegano l’esistenza di due categorie di persone:

  1. chi si oppone all’esistenza della crisi climatica;

  2. chi, pur consapevole della pericolosità della crisi climatica, non fa nulla o è disinteressato.

Gli psicologi si sono chiesti infatti come mai, pur di fronte all’evidenza, c’è chi non crede alla “climate crisis” (nemmeno agli scienziati che l’hanno così rinominata, sottolineandone gli aspetti tragici) e come mai, di fronte alla prospettiva dell’estinzione, c’è chi rimane indifferente.

Nessun animale, posto di fronte alla morte e/o alla distruzione del proprio habitat, rimane impassibile: come mai l’uomo, essere evoluto e dotato di intelletto, non prende immediati provvedimenti per favorire la sua sopravvivenza?

Lo psicologo sociale Van Der Linden, attraverso vari esperimenti, ha proposto una teoria che si fonda su alcuni concetti, che spiegano come mai per alcune persone la crisi climatica in atto non esista o ne restano indifferenti:

  1. la crisi climatica viene vista come un problema astratto, lontano dalla quotidianità;

  2. la crisi climatica viene percepita come un evento futuro, troppo avanti nel tempo per pensarci adesso;

  3. la crisi climatica viene identificata come un’incombenza impossibile da evitare, quindi non avrebbe senso sforzarsi;

  4. l’essere umano preferisce rimanere nello status quo piuttosto che spendere risorse cognitive, economiche, sociali e materiali per cambiare le cose nel futuro;

  5. alle persone risulta difficile darsi la colpa per com’è ridotto il pianeta: è più facile cambiare discorso o trovare un capro espiatorio;

  6. il pensiero della morte e dell’estinzione dell’umanità è troppo orrendo da concepire, quindi meglio credere che tutto sia un’esagerazione e sdrammatizzare.

Tutti questi motivi portano ad un circolo vizioso fatto di inedia ed indifferenza, perpetuato dalla presenza di fake news, anch’esse (in ottica clima) studiate da Van Der Linden (che ha proposto un “vaccino psicologico” per debellarle). Così come in medicina il vaccino prevede di esporre i corpi a una versione indebolita del virus per stimolare la produzione di anticorpi, gli esperti hanno pensato di inoculare nelle menti piccole dosi di disinformazione per stimolare una resistenza alle notizie false.

In questo studio, pubblicato sulla rivista Global Challenges, scienziati delle università di Cambridge, Yale e George Mason hanno informato un campione di persone sulle tattiche di distorsione della realtà, e poi hanno esposto le stesse persone a un piccolo quantitativo di “fake news”. Obiettivo era fornire un “repertorio cognitivo” che avrebbe aiutato ad essere meno sensibili alle bufale.

I ricercatori hanno scoperto che, quando presentate in modo consecutivo, le notizie false annullano quelle vere dalla mente delle persone, che tornano ad avere l’opinione da cui erano partite. Tuttavia il “vaccino” (informazioni su tattiche distorsive seguite da alcune notizie false) ha dimostrato di funzionare: ha avuto l’effetto di mantenere le opinioni della gente più vicine alla realtà dei fatti.

Questo spiegherebbe le credenze, i preconcetti e gli epiteti poco carini nei confronti di Greta Thunberg, oltre che il diffondersi di numerose teorie complottiste e pseudoscientifiche.

Ma come fare per evitare tutto ciò? Sensibilizzare, non solo però sugli effetti disastrosi che le azioni dell’uomo stanno portando sul nostro pianeta, ma soprattutto sugli sviluppi positivi che un azione impegnata potrebbe avere sul territorio e sul benessere della gente. La sensibilizzazione è un’arma fondamentale, ma da sola non basta: bisognerebbe incentivare la motivazione, indirizzare la gente alla vita ecologica e sostenibile, attraverso gratificazioni materiali, adoperando il sistema “premi e ricompense” per coloro che adottano comportamenti virtuosi.

Ovviamente tutto ciò resterà utopia se i potenti del pianeta ed i politici delle varie nazioni non promuovono leggi che favoriscono il cambiamento macroeconomico su cui si fonda la nostra società.

Ma l’importante è sapere che, nel nostro piccolo, noi possiamo fare la differenza, sempre.

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