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L’E.M.D.R al Microscopio

gray eye of man with letters on face skin

#LILIPSY by Fabrizio Di Girolamo

L'E.M.D.R al Microscopio

Una terapia considerata "elettiva" per i disturbi di origine traumatica, ma che lascia ancora qualche dubbio sulla sua reale efficacia.

L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è una terapia ideata e sviluppata da Francine Shapiro, una psicologa/ricercatrice membro del Mental Reserch Istitute di Palo Alto e utilizzata principalmente come trattamento per il Disturbo da Stress Post-Traumatico.

L’EMDR si contraddistingue per delle sedute complesse in cui si chiede al paziente di rievocare il ricordo traumatico che ha portato allo sviluppo della patologia: l’aspetto più caratteristico (e controverso) di questo metodo è rappresentato però dai “movimenti oculari” che il paziente svolge mentre focalizza l’attenzione sul ricordo, e che attiverebbero un network chiamato “interemisferico” che interverrebbe nella modulazione del ricordo.

 

Come funziona?

Il terapeuta crea un duplice focus di attenzione: il paziente si concentra sullo stimolo interno (immagini, cognizioni, emozioni e sensazioni corporee legate al trauma) mentre segue uno impulso esterno dato dalla stimolazione bilaterale alternata (destra-sinistra), generalmente di breve durata (circa 30/40 secondi), ottenuta appunto attraverso i movimenti saccadici degli occhi.

L’ipotesi alla base dell’approccio è che questa stimolazione che il terapeuta effettua, mentre il paziente focalizza la sua attenzione sul ricordo dell’esperienza traumatica, contribuisca a rimodulare il carico emotivo legato al ricordo. Dopo ogni stimolazione il paziente riferisce quello che ha rilevato (cambiamenti emozionali, nelle sensazioni corporee, oppure se emergono ricordi).

Le sedute proseguono con le stimolazioni bilaterali, intervallate dai feedback del paziente fino a quando quest’ultimo riferisce di non sentire disagio. Una delle caratteristiche fondamentali di questo approccio è che i risultati si vedono già dopo poche sedute. Il cambiamento di prospettiva osservabile durante le sedute di EMDR riflette l’elaborazione del ricordo dell’esperienza traumatica. Il paziente “vede” il ricordo lontano, distante e modifica le sue valutazioni e il suo modo di vedere il mondo. Ad oggi non vi è ancora una spiegazione esaustiva di quello che viene provocato dai movimenti oculari.

 

Come possono i movimenti oculari modificare il carico emotivo dei ricordi?

La Shapiro sosteneva che in ognuno di noi esiste un sistema di elaborazione delle informazioni progettato per affrontare gli eventi disturbanti in modo da poter mantenere uno stato di salute mentale stabile. Quando ci accade qualcosa di spiacevole noi continuiamo a pensare a quell’evento finché non si giunge a una “risoluzione adattiva”, durante la quale si apprende quello che vi è di utile riguardo quella esperienza.

Nel caso di un evento che il nostro sistema cognitivo esperisce come “traumatico“, questo sistema andrebbe in tilt, generando la psicopatologia.

Durante le sedute di EMDR si chiede alla persona di pensare all’evento traumatico, quindi si stimola il sistema di elaborazione delle informazioni in modo che l’esperienza possa essere adeguatamente elaborata. Pertanto l’uso dei movimenti oculari permetterebbe di accedere a quello che Francine Shapiro definisce il nostro “sistema di auto-guarigione“, lenendo l’ansia, il dolore, la sofferenza e la paura. Praticamente l’EMDR aiuta il sistema di elaborazione delle informazioni a lavorare più rapidamente, innescando il processo di auto guarigione bloccatosi in conseguenza dell’evento traumatico.

Questa interpretazione non ritrova attualmente nessun riscontro teorico.

In verità le ricerche scientifiche riguardanti l’EMDR sono parecchio contrastanti e non riescono a dimostrare univocamente l’efficacia di questo trattamento. Esistono infatti numerosi punti non chiari:

A) Molti degli effetti positivi sperimentati si otterrebbero a seguito dell’attivazione interemisferica, a sua volta ottenuta (si suppone) attraverso il movimento saccadico degli occhi. In realtà non ci sono evidenze neurologiche e neurofunzionali significative che spieghino perché il movimento oculare sia implicato in questo processo;

B) Ricollegandoci al punto precedente, il movimento oculare agirebbe da puro “effetto placebo“, suggestionando il paziente e distraendolo dalla sensazione di disagio provata durante la rievocazione. Questo favorirebbe un’associazione di tipo comportamentale ed un apprendimento, che è molto simile alle tecniche usate tipicamente nelle comuni forme di psicoterapia.

C) Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (2013) considerano la qualità dell’evidenza relativa al trattamento EMDR, in base alle diverse raccomandazioni di applicazione, variabile tra il moderato (moderate) ed il molto basso (very low). Questo perché l’efficacia derivata dall’EMDR e dal movimento oculare è fondamentalmente uguale a qualsiasi tipo di attività distraente, smontando l’ipotesi dell’esistenza di questa fantomatica “attivazione interemisferica”.

Insomma, come sempre accade con le scoperte recenti, sono necessari ulteriori studi e ulteriore lavoro per rispondere a queste domande.

 

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