

Cosa sono i Disturbi Ossessivi?
Le ossessioni sono, per definizione, pensieri o immagini mentali che si presentano alla consapevolezza, in maniera continua ed incessante, anche senza controllo. Questi pensieri sono vissuti dall’individuo con disagio, poiché spesso si presentano contro la propria volontà.
Il termine Ossessione viene spesso usato impropriamente nel linguaggio comune per esprimere dei pensieri ripetitivi. In realtà, le ossessioni non sono semplici pensieri ripetitivi (che in gergo tecnico vengono definiti “rimuginio e ruminazione”). Le ossessioni sono pensieri intrusivi, caratterizzati per il loro essere “involontari” (a differenza del rimuginio e della ruminazione, che sono volontari).
Il disturbo Ossessivo-Compulsivo
Quando i pensieri ossessivi si associano a comportamenti e rituali ripetuti incessantemente allo scopo di tranquillizzarsi (compulsioni), si parla di Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Le compulsioni sono azioni sia materiali (come lavarsi spesso le mani o tornare un tot di volte a controllare) che mentali (ripetersi determinate parole, pensare a determinati concetti) che hanno lo scopo di eliminare l’ansia associata al pensiero ossessivo.

Coloro che soffrono di disturbi ossessivi possono:
- temere oltremodo lo sporco, i germi e/o le sostanze disgustose;
- essere terrorizzati di procurare inavvertitamente danni a sé o ad altri (di qualunque natura: di salute, economici, emotivi, ecc.) per errori, leggerezze, disattenzioni, sbadataggini;
- aver paura di poter perdere il controllo dei propri impulsi diventando aggressivi, perversi, autolesivi, blasfemi, ecc.;
- avere dubbi persistenti rispetto al sentimento che nutrono verso il partner o rispetto al proprio orientamento sessuale, anche se solitamente riconoscono che tutto ciò non è giustificato;
- sentire il bisogno di svolgere azioni e sistemare oggetti sempre nel “modo giusto”, completo, “ben fatto”.
Come si combattono le Ossessioni?
La terapia d’elezione è la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (come la MCT e la ACT) e le psicoterapie di terza generazione (ovvero tutte terapie basate sulle evidenze) si sono dimostrate ampiamente efficaci nella gestione e nel trattamento della depressione. Al contrario, la terapia farmacologica ha dimostrato ancora una bassissima efficacia (na percentuale di pazienti che può variare dal 30 al 40% non rispondono alla cura farmacologica).
La psicoterapia cognitivo-comportamentale interviene seguendo due strade parallele:
Intervento Comportamentale
La tecnica più utilizzata (e quella con le più alte percentuali d’efficacia) è quella dell’esposizione con prevenzione della risposta. Tale tecnica si basa sui principi classici del comportamentismo.
L’esposizione allo stimolo ansiogeno si basa sul fatto che l’ansia e il disgusto tendono a diminuire spontaneamente dopo un lungo contatto con lo stimolo stesso.
Così, le persone con l’ossessione per i germi possono essere invitate a stare in contatto con oggetti “contenenti germi” (esempio, prendere in mano dei soldi) finché l’ansia non è scomparsa. La ripetizione dell’esposizione, che deve essere condotta in modo estremamente graduale e tollerabile per il paziente, consente la diminuzione dell’ansia fino alla sua completa estinzione.
Intervento Cognitivo
L’intervento cognitivo consiste nella ristrutturazione di alcuni processi e automatismi cognitivi che alimentano le ossessioni.
In particolare, agisce sull’eccessivo senso di responsabilità, sull’eccessiva importanza attribuita ai pensieri, sulla sovrastima della possibilità di controllare i propri pensieri e sulla sovrastima della pericolosità dell’ansia, che costituiscono le principali distorsioni cognitive dei pazienti con DOC.
Si lavorerà sull’accettazione, sulla defusione dal contenuto cognitivo e sulla consapevolezza del proprio modo di pensare (e delle sue conseguenze negative).