#LILIPSY by Fabrizio Di Girolamo
La Personalità umana secondo la Psicologia Evoluzionistica
Il controverso contributo delle teorie Darwiniane nella Psicologia
Darwin propose per la prima volta, nel 1859, l’ormai famosissima Teoria Evoluzionistica che da lì in poi, per oltre un secolo, avrebbe influenzato enormemente la biologia, la zoologia e tanti altri rami scientifici. Darwin abbozzò inoltre, forte della fama ottenuta, un’embrionale ipotesi sulle radici evoluzionistiche del comportamento umano, unendo per la prima volta teorie evoluzionistiche e contesti psicologici. Però l’evoluzionismo vero e proprio irruppe nel mondo della psicologia in maniera definitiva solo nel 1975 quando Wilson introdusse il termine “sociobiologia”: si iniziò allora a parlare di Psicologia Evoluzionistica.
Sintesi della Teoria
Il fondamento che sta alla base di questa corrente teorica riguarda lo scopo del nostro comportamento e delle nostre caratteristiche di personalità: noi ci comportiamo così perché i nostri comportamenti sono quelli selezionati durante la nostra storia evolutiva, ovvero quelli che aumentano le nostre possibilità di sopravvivenza e di riproduzione. Non sorprende quindi che gran parte della ricerca che valuta la personalità dal punto di vista evoluzionistico si concentri principalmente sulla scelta del partner. L’accoppiamento infatti implica competizione e scelta di caratteristiche favorevoli per generare prole geneticamente più forte.
Le Strategie riproduttive
Più nel dettaglio, gli psicologi evoluzionisti fanno distinzione tra strategie di riproduzione maschili e femminili: le donne privilegiano la qualità del contributo genetico dei maschi e la capacità di prendersi cura della prole, questo perché hanno dei ritmi riproduttivi più lenti (tra gestazione e accudimento), e ciò si traduce in maggiore impegno e scelta più accurata del partner. Gli uomini al contrario, mirano a riprodursi il più spesso possibile, per trasmettere al maggior numero di discendenti i propri geni.

Il comportamento sessuale umano è determinato geneticamente e psicologicamente.
Proprio partendo da questi presupposti, alcuni psicologi evoluzionisti come David Buss hanno ipotizzato che le differenze di personalità tra maschi e femmine dipendano principalmente dalle strategie riproduttive. Le donne tenderebbero ad enfatizzare la loro bellezza, poiché sarebbe un segnale di fertilità. Gli uomini tenderebbero invece a vantarsi, mettersi in mostra sia a livello economico che fisico, poiché sarebbe segnale di potenza genetica e capacità di accudire la prole. Ricerche empiriche dimostrano queste affermazioni, anche in studi transculturali (Buss, 1989).
Altri teorici hanno esteso le predizioni evoluzioniste, sostenendo che riguardino altri aspetti della personalità: gli uomini sono più individualistici, dominanti, e orientati alla risoluzione dei problemi, proprio perché queste caratteristiche permettono di essere più appetibili per il sesso opposto e vincere i conflitti con eventuali rivali. Le donne invece sono più comprensive, generose e socievoli, poiché queste caratteristiche aumentano le probabilità di sopravvivenza della prole.
Dalla personalità all'infedeltà
Da ciò si ricavano altre teorie ancora più controverse: secondo alcuni studiosi l’infedeltà è maggiore negli uomini proprio per questa tendenza innata ad accoppiarsi più spesso possibile (Buss, 2007). Inoltre gli uomini tenderebbero ad essere più gelosi delle donne, se traditi, proprio per il ruolo evolutivo di maschio dominante: da ciò ne consegue il maggior numero di femminicidi, che scaturiscono dalla “competizione” tra maschi, nel tentativo di controllare la fedeltà del partner femminile.
Conclusioni
Non sorprende che l’approccio evoluzionistico sia stato ampiamente criticato, specialmente per il carattere sociale e politico di questi studi sperimentali. La critica maggiore fatta ai teorici evoluzionisti riguarda la scarsa verificabilità delle loro ipotesi, poiché non esiste un modo per provare la “causalità” delle loro affermazioni. Ad esempio le differenze di personalità potrebbero essere dovute alle differenze di forza e possanza fisica, piuttosto che all’evoluzione: entrambe giustificano infatti la dominanza degli uomini e l’amichevolezza delle donne, ma in entrambi i casi è impossibile provare che l’affermazione sia vera (nonostante sia verosimile). Inoltre la prospettiva evoluzionistica non considera tutte quelle variabili sociali, culturali, interpersonali e ambientali che svolgono un ruolo fondamentale nella formazione della personalità, cercando di semplificare secondo canoni poco chiari uno degli aspetti più complessi della natura umana.