
Farmaco sì, farmaco no?
L’abuso di farmaci è una piaga che affligge il sistema sanitario da ormai molti anni.
Nel caso degli psicofarmaci poi, l’utilizzo continuativo e sconsiderato di antidepressivi, ansiolitici, antipsicotici e stabilizzatori può portare all’assuefazione e quindi alla dipendenza da questi ultimi.
La ricerca
Il dott. Fava dell’Università di Bologna ha condotto una meta-analisi sui trattamenti basati sugli antidepressivi. Dalle sue ricerche è emerso che:
🔸dopo sei mesi di trattamento, l’antidepressivo perde in efficacia nel proteggere il paziente da una ricaduta;
🔸due terzi dei pazienti trattati con antidepressivo tendono comunque a soffrire di “sintomi residui”: ansia, insonnia, stato di affaticamento, irritabilità, difficoltà cognitive;
🔸l’uso di antidepressivi può aumentare il rischio che il paziente passi da uno stato depressivo ad uno maniacale; inoltre, nei pazienti bipolari, può aumentare la frequenza del ciclo maniaco-depressivo.
Risultati
Cosa vuol dire? Gli psicofarmaci sono dannosi?
No, gli psicofarmaci non sono dannosi più di altri farmaci che abitualmente usiamo per altre patologie; vuol dire semplicemente che se ne deve fare un uso ponderato, seguendo i consigli medici e soprattutto associato ad un percorso psicoterapeutico mirato. Infatti sono numerosissime le ricerche che dimostrano come l’associazione tra psicofarmaci e psicoterapia sia la più efficace per trattare le psicopatologie più gravi.
Metaforicamente: se il paziente vuole tornare a camminare, gli psicofarmaci sono le stampelle che ti aiutano inizialmente a poter stare in piedi; la psicoterapia è quella che ti permette di camminare in autonomia.
Qual è il punto?
Il punto è che si dovrebbe sensibilizzare l’opinione pubblica e i “non addetti ai lavori” sull’uso degli psicofarmaci. Si dovrebbe promuovere una visione più dinamica e meno legata al “salutismo” psicologico (“se ho ansia, prendo lo psicofarmaco che mi da sollievo immediato, piuttosto che lavorare su me stesso”). Questo comporta un uso smodato e disfunzionale degli psicofarmaci, che invece vanno assunti con parsimonia. Oltre agli effetti indesiderati, si possono creare dipendenze, evitamenti comportamentali, per non parlare del dispendio economico. Il “Mito degli Psicofarmaci” dev’essere sciolto, in favore della consapevolezza che il farmaco cura solo il sintomo, che lo fa solo temporaneamente e che non è la scorciatoia per uscire dalla sofferenza.